L’Arcadia è un romanzo pastorale, in cui alla prosa si alternano
le egloghe in versi. Sannazaro ha composto quest’opera in età giovanile (fra
1480-1485). Vi fa rivivere il mito dell’Arcadia già celebrato dai poeti greci e
latini. L’Arcadia era una regione montuosa del Peloponneso, isolata dallo
sviluppo della civiltà ellenica e perciò rimasta arcaica e primitiva, e abitata
soprattutto da pastori. I poeti antichi vi avevano proiettato il mitico sogno
dell’età dell’oro, di una vita innocente e conforme alla natura, ignara dei
dolori e degli affanni della civiltà, rallegrata da un continuo ozio sereno e
dalle gioie spontanee dell’amore e del canto. Secondo la tradizione della
letteratura pastorale, il romanzo di Sannazaro è allegorico e allude a vicende
autobiografiche: nel protagonista Sincero, che si rifugia in Arcadia per
trovare l’oblio dalle sue sofferenze d’amore, il poeta raffigura se stesso (ma
non si tratta affatto di un’opera di confessione e di sfogo, bensì di un
esercizio letterario molto elaborato). Il poema manca di un’azione propriamente
detta. L’episodio più conosciuto è il cammino di Sincero verso le rive del
fiume Sebeto, vicino Napoli, dove il dio delle acque gli fa conoscere la morte
della donna amata.
Per il suo tema, il romanzo di Sannazaro
sta all’origine della poesia pastorale, un genere che toccherà pienamente il
suo sviluppo un secolo più tardi, con l’Aminta di Torquato Tasso e con Il
pastor fido di Battista Guarini. L’Arcadia godette una lunga fortuna e
fu considerata nei secoli successivi il modello perfetto della poesia bucolica
appunto perché il suo autore fu colui che riuscì a dare a questo mito la forma
letterariamente più compiuta. Questo mito si ritroverà in tutte le grandi
letterature europee. Gli echi dell’Arcadia di Sannazaro arriveranno in
Francia e saranno presenti nei romanzi d’amore del classicismo e, poi, in tutta
la poesia pastorale del primo Settecento.
Il Quattrocento ha sempre
e fortemente sentito la suggestione di questo mito del ritorno ad una
condizione originaria di vitalità piena, gioiosa, innocente. L’opzione per la
solitudine e per vivere in mezzo alla natura diventa più frequente alla fine
del Rinascimento, quando la gente stanca manifesta diffidenza in tutti e in
tutto. Una natura bella e tranquilla offre all’uomo offeso un buon rifugio. Nel
suo nucleo, la poesia pastorale conteneva il germe della poesia romantica.
Iacopo Sannazaro, quindi, un romantico avanti-lettera, raccoglie nell’Arcadia
i temi del preromanticismo.
Pubblicato per la prima
volta nel 1485, il romanzo ebbe una seconda edizione nel 1504, la quale
presenta una serie di modificazioni d’ordine linguistico. Egli rinuncia a certi
tratti dialettali napoletani e si avvicina alla lingua letteraria fiorentina,
riconoscendo così l’autorità linguistica di Firenze.
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